“Si tratta di un progetto molto complesso, che ci sta dando grandi soddisfazioni. La musica è stata scritta riprendendo fedelmente gli stilemi delle composizioni nipponiche, comprese le particolari scale pentatoniche proprie di quella tradizione, in maniera tale da adattarla al meglio alle immagini girate da Ozu più di 80 anni fa. Una bella sfida sia per me e Pietramala che per gli studenti che queste musiche, così diverse da quelle a cui siamo abituati, dovranno interpretarle dal vivo”.
Sono parole del Maestro Gian Paolo Mazzoli, docente all’Issm Boccherini di Lucca e direttore del Master in musica applicata all’immagine promosso dall’istituto e da Celsius, che a quattro mani con il Maestro Fulvio Pietramala, ha contribuito alla risonorizzazione completa del film muto Storia di erbe fluttuanti (1934), tra i più personali del maestro giapponese Yasujiro Ozu.
Il film
Storia di erbe fluttuanti è il racconto di marginalità, erbe instabili ai margini della società che, dalla micro-società per eccellenza, la famiglia, fuggono. Kinachi è il primo attore di una compagnia itinerante. Quando la pioggia cade fitta è difficile sbarcare il lunario per i guitti giapponesi: affamati e ridotti a chiedere sigarette alle attrici, arrivano addirittura a rubare il prezioso spicciolo dal gatto-salvadanaio dell’unico bambino della compagnia. Kinachi è consapevole della sua condizione, rassegnato eppure dedito al mestiere come assorbito da una passione-malattia, vita come reumatismo mal curato dalla moxa. Ma la rassegnazione cede il posto alla consapevolezza quando torna nel villaggio in cui, tanti anni prima, è nato Shinkichi, suo figlio. D’accordo con la madre, Kinachi si presenta come lo zio, fermamente convinto che il figlio non debba seguire il suo stesso destino di instabilità. L’incontro fra i due sconvolgerà gli equilibri, introducendo la chiave del dramma: il fluttuare, movimento incerto di emozioni e conflitti nel (tanto caro a Ozu) racconto di famiglia.
MAXXI e Istituto Boccherini: musica e tecnologia
Il Maestro Pietramala parla di un lavoro intenso e stimolante, realizzato in tempo record, dividendosi il lavoro col collega Mazzoli; 40 minuti ciascuno, fusi in un unicum musicale senza percepibili soluzioni di continuità.
“Naturalmente eravamo consci che, pur facendo un lavoro separatamente, dovevamo dare comunque un carattere di unità al totale della musica”
Racconta Pietramala che, nel suo studio di produzione musicale, ha programmato un ambiente di lavoro su Logic Pro X, un software di sequencing che successivamente, ha passato a Mazzoli, in modo da poter lavorare sulla stessa base di suoni campionati. Al termine del lavoro Pietramala ha riunito i due lavori in un’unica partitura, trasferendo gli elaborati sul software di notazione Sibelius, in modo da consegnare al collega la partitura intera in tempo per le prime prove.
“Devo dire che nel frattempo mi preoccupava l’idea di dover eseguire live la partitura con l’orchestra rimanendo sincronizzati sul film; e, per quanto Gian Paolo sia un valente direttore con anni di esperienza, era ovviamente impossibile pretendere che restasse ancorato alle scene in una esecuzione dal vivo dove le sfumature interpretative e l’agogica musicale variano di volta in volta.”
Continua il Maestro Pietramala che, per ovviare al problema, ha deciso di “stampare” sul filmato il “timecode”, cioè il tempo che scorre mentre il film va in proiezione. In tal modo il direttore, con l’aiuto di un assistente, poteva dirigere l’orchestra avendo il riferimento del tempo e rimanendo quindi sempre sincronizzato.
“La cosa si è rivelata molto efficace al concerto al MAXXI di Roma, dove il risultato finale è stato molto soddisfacente. Oggi per fare un’operazione come questa non si può prescindere quindi dall’avere un certo “know how” su quello che ci permette di fare la tecnologia, in modo da affrontare anche situazioni insolite come questa.”
conclude il Maestro.
Sulle note del Giappone di Ozu
Ottanta minuti di musica che venti elementi dell’orchestra dell’Istituto eseguiranno in prima assoluta, accompagnati dalle sobrie e maestose immagini del film. L’ensemble comprenderà non solo archi, ottoni, legni, percussioni e pianoforte, ma anche strumenti tradizionali giapponesi. Un modo per far rivivere il primo cinema del regista attraverso i mai uditi suoni di un Giappone di viaggi, famiglie e individui fluttuanti. Il Giappone di Ozu.
“Questo progetto conferma la crescita dell’Istituto e attesta il grande lavoro fin qui fatto per la sua affermazione a livello nazionale e internazionale. È proprio grazie a questo lavoro che i nostri insegnanti e i nostri ragazzi vengono coinvolti sempre più spesso in iniziative di pregio come Cinema Maxxi”
Ha commentato Fabrizio Papi, direttore dell’Issm Boccherini. La collaborazione con il Maxxi segna una tappa fondamentale nella crescita dell’Istituto, entro e oltre confine.
Il 2 aprile l’Istituto Boccherini riproporrà la performance nel contesto di Lucca Film Festival e Europa Cinema che, ancora una volta, non si lascia sfuggire un evento dalla forte vocazione linterdisciplinare.