THE DEAD (Lunedi 23 settembre – Cinema Centrale)
(1960, 16mm, 11′, col.)
“L’Europa oppressa enormemente dal suo passato, era The Dead. Ero sempre un turista lì; non ci potevo stare. La tomba poteva significare tutta la mia visione dell’Europa, per tutti i legami con l’arte passata, per le implicazioni simboliche. The Dead è diventato il mio primo lavoro in cui cose che avrebbero potuto esser prese molto facilmente come simboli sono state filmate come per distruggere tutto il loro potenziale simbolico. Fare The Dead mi ha tenuto vivo.”
(Stan Brakhage)
SEXUAL MEDITATIONS: MOTEL (Lunedi 23 settembre – Cinema Centrale)
(1970, 16mm da originale 8mm, 6′, col.)
“Questo film l’ho originariamente filmato in 8mm, nel 1970. Dieci anni dopo è stato gonfiato in 16mm così da poter essere aggiunto al resto della serie Sexual Meditations.”
(Stan Brakhage)
SEXUAL MEDITATIONS: ROOM WITH VIEW (Lunedi 23 settembre – Cinema Centrale)
(1971, 16mm, 4′, col.)
“Sulla scìa di Sexual Meditations N.1: Motel, questo ‘sequel’ esplora ulteriori possibilità dei nudi in una stanza.”
(Stan Brakhage)
SEXUAL MEDITATIONS: OFFICE SUITE (Lunedi 23 settembre – Cinema Centrale)
(1972, 16mm, 4′, col.)
Questo film si sviluppa a partire dall’osservazione, durata alcuni anni, dell’energia sessuale fluttuante, inerente la vita d’ufficio, e la qualità grandiosa che questa energia produce. Si tratta di uno dei film più perfetti che mi sia stato dato di fare.
(Stan Brakhage)
SEXUAL MEDITATIONS: FAUN’S ROOM (Lunedi 23 settembre – Cinema Centrale)
(1972, 16mm, 2’30”, col.)
“Questo è il terzo film della serie Sexual Meditations, potrebbe anche essere visto come (t)ritratto di Julia, P. Adams Sitney e Jane Brakhage.”
(Stan Brakhage)
SEXUAL MEDITATIONS: OPEN FIELD (Lunedi 23 settembre – Cinema Centrale)
(1973, 16mm, 6′ 50″, col.)
“Questo film prende tutti i temi masturbatori dei precedenti Sexual Meditations direttamente alla fonte dei sogni pre-adolescenziali. Il Campo aperto del titolo è nella mente, naturalmente, e esiste come una tessitura di alberi, erbe, acque e corpi sospesi e volati via alla fine della fanciullezza. La scena è accesa come dal sole e da qualcosa di lunare, ossessionata dall’adulto conforme.”
(Stan Brakhage)
Due ritratti di Stan Brakhage :
PAROLE E UTOPIA: # 1 STAN BRAKHAGE (Mercoledì 25 settembre – Cinema Centrale)
(2002-2012, video, 60′, col.)
di Donatello Fumarola e Alberto Momo.
Con Stan Brakhage, Pip Chodorov, Steve Dwoskin, Kenneth Anger, Jonas Mekas, Michael Snow
Una conversazione con Stan Brakhage, registrata a Rotterdam nel febbraio 2002: la malattia che soffre attraverso il proprio corpo e la malattia del mondo, il bersaglio poetico di tutto il suo specialissimo corpus filmico, il pensiero e i sentimenti profondi attorno e dentro la creazione delle immagini, un punto di vista libero da ogni senso comune accettato dal mondo moderno, saggio e selvaggio. Dopo questo incontro (e dopo la sua morte) abbiamo continuato a seguire il sentiero percorso da Brakhage, cercandone le tracce tra alcuni dei suoi amici. Jonas Mekas, Kenneth Anger, Michael Snow e Steve Dwoskin (un altro grande che ci ha lasciato, solo un paio di mesi fa) ci parlano del poeta di quella che è diventata una delle più felici pratiche di indipendenza nel fare cinema nel XX secolo.
Questo è il primo capitolo di un più ampio progetto di video-conversazioni con cineasti da tutto il mondo (finora ne abbiamo incontrati una cinquantina). Un’utopica internazionale del cinema che prende la parola (per l’utopia).
(D. F. e A. M.)
A VISIT TO STAN BRAKHAGE (Giovedì 26 settembre – Cinema Centrale)
(2003, video da originale DV e 16mm, 15′)
di Pip Chodorov
Camera: Nicolas Rey e Pip Chodorov; montaggio: Nicolas Sarkissian; produzione: Luc Lagier & Muriel Tohmé, MK2TV.
DOG STAR MAN (Giovedì 26 settembre – Cinema Centrale)
(1961-1964, 16mm, 75′, col.)
“Un capolavoro. Forse troppo capolavoro per me. La marea di significati contenuta nel film intralcia la semplice visione delle cose belle che accadono. Tuttavia, è innegabilmente uno dei film più importanti mai realizzati, ed è tecnicamente geniale più di quanto si possa dire a parole. Dog Star Man è un’esplosione archetipa della psiche del film-maker. Brakhage crea un mito della sua storia personale: dalla nascita ai rapporti passati con la madre e il padre ai rapporti attuali con la moglie e il figlio. Il suo mito è inserito in un contesto cosmico al quale partecipano la terra, il sole e la luna. (…) Qui le implicazioni cosmiche dei film precedenti sono sviluppate ulteriormente intervallando immagini del mondo dell’uomo (corpi, alberi, un cane) con quelle del mondo che lo sovrasta (nuvole, la corona solare, la superficie della luna) e con quelle del suo mondo interiore (un’inquadratura al microscopio del sangue che scorre attraverso le arterie, un primo piano del cuore che batte). E’ soprattutto un universo schiacciante di forze naturali.”
(Dan Clarke)
THE ACT OF SEEING WITH ONE’S OWN EYES (Giovedì 26 settembre – Cinema Centrale) [l’atto di vedere con i propri occhi]
(1971, 16mm, 32′, col.)
“The Act of Seeing with One’s Own Eyes è il significato letterale o la traduzione della parola ‘autopsia’. ‘Autopsis’ significa l’atto di vedere con i propri occhi. A un certo punto alcune persone del medioevo hanno rischiato l’anima andando contro gli editti della Chiesa perché hanno voluto vedere con i propri occhi com’è fatto il corpo umano dentro. Hanno aperto i corpi per poterci guardare dentro. Per me è un onore poter dire che in tutto il mio lavoro c’è proprio questo, serve un grande coraggio per poter guardare dritto al sole, come disse Gertrude Stein. Lei aveva guardato dritto al sole senza ferirsi gli occhi. “
(Stan Brakhage)
THE GARDEN OF EARTHLY DELIGHT (Giovedì 26 settembre – Cinema Centrale) [il giardino delle delizie terrene]
(1981, 35mm, 2′, col.)
Recuperando una tecnica già utilizzata nel ’63 per Mothlight, Brakhage ha schiacciato frammenti di piante e fiori tra strisce di pellicola.
“Il film è interamente un montaggio di varia vegetazione di montagna. Come suggerisce il titolo, è un omaggio (ma anche una risposta a distanza) a Hieronymus Bosch. Ed è ugualmente, e più ovviamente, un tributo a The Tangled Garden di J. E. H. MacDonald e ai soggetti floreali di Emil Nolde.”
(Stan Brakhage)
COUPLING (Giovedì 26 settembre – Cinema Centrale)
(1999, copia 16mm dall’originale 35mm, 4′ 30”, col.)
“Questo film dipinto a mano e stampato con un processo molto elaborato (che impiega positivi e negativi di materiale originale dipinto, così come sovrimpressioni filmate a 24 e 48 fps) è un lavoro dall’aspetto oraganico e dai colori scuri, come se le immagini microscopiche dei tessuti connettivi, delle cellule, delle fibre dei muscoli interni fossero catturate in una “danza” che suggerisce, in ultima istanza, il sesso. Inoltre, le forme dell’opera metaforizzano vagamente la nudità maschile e femminile durante un accoppiamento.”
(Stan Brakhage)
CHINESE SERIES (Giovedì 26 settembre – Cinema Centrale) [serie cinese]
(USA, 2003, copia 16mm dall’originale 35mm, 2′, b/n)
“Stan Brakhage aveva progettato un film ispirato agli ideogrammi cinesi per anni; realizzò il suo incompiuto Chinese Series nei suoi ultimi mesi, graffiando con le unghie sul nero della pellicola 35mm. Nei suoi indimenticabili due minuti, linee che esplodono si sfiorano con la raffigurazione dipinta di oggetti riconoscibili”
(Fred Camper, “Chicago Reader”).