Killer Joe è un uomo pericoloso.
Il suo nome viene pronunciato quando qualcuno deve morire senza lasciare tracce. Questa consapevolezza arriva quando la famiglia Smith progetta un omicidio.
A spingere Chris, giovane spacciatore con molti debiti da saldare, e Ansel, padre del ragazzo, è il motivo più antico del mondo: l’avidità.
I soldi sono il motore che spinge i protagonisti insieme, e saranno proprio i soldi a portarli verso una fine drammatica.
Matthew McConaughey interpreta in modo magistrale il personaggio del titolo, che si divide tra giustizia e omicidio su commissione. Joe è un poliziotto che mette il suo, diciamo, talento a servizio del miglior offerente.
Sarà Chris (Emile Hirsch) a contattarlo per uccidere sua madre e incassare la polizza sulla vita intestata alla sua sorellina Dottie (Juno Temple), con il suo consenso. Nell’affare entrano anche il padre, Ansel (Thomas Haden Church) e la sua nuova moglie Sharla (Gina Gershon).
Da questi semplici presupposti, i protagonisti inseguono i soldi, ma le conseguenze delle loro azioni li porteranno in un pericoloso intrigo di situazioni inaspettate.
William Friedkin firma questa opera noir che mostra l’umanità nei suoi punti più bassi, l’uomo mentre si fa corrompere dalle perversioni e dall’avidità. Tratto dall’opera teatrale di Tracy Letts che per il film firma la sceneggiatura.
Girato in appena 26 giorni, la trama si sviluppa quasi completamente all’interno della casa – forse più una baracca – della famiglia Smith. La regia di Friedkin segue i personaggi senza stargli troppo addosso, mostrando comunque il lato oscuro dei personaggi.
A fianco di tutto questo divenire c’è Dottie. Interpretata in modo convincente da Juno Temple.
Quasi una bambina, ancora lontana dall’essere una donna, Dottie rappresenta il personaggio che tutti vogliono proteggere, e l’unica che riesce a comunicare con tutti i protagonisti.
Suscitando amore, specialmente da parte del fratello, è colei che dagli eventi del film riesce a crescere.
La ragazza che vedi all’inizio del film si trasforma in una persona con una nuova coscienza di sé, quando arriva la parola Fine.