Quando il premio Oscar Alfonso Cuarón entra nel Teatro del Giglio, tutti i partecipanti restano a guardarlo per un attimo.
Elegante, ma in qualche modo alla mano, e con un grande sorriso giovanile.
Una cosa è certa dal suo incontro al Lucca Film Festival, Alfonso Cuarón ama il cinema
In fondo, se dai a un amante di cinema la possibilità di parlare del proprio lavoro, non puoi che aspettarti un meraviglioso racconto.
Questo è quello che è accaduto con il regista di Gravity. Le parole italiane si mescolavano a quelle spagnole mentre Alfonso Cuarón parla dei suoi primi passi nel mondo del cinema sudamericano.
L’arrivo in America lo ha segnato per le grandi produzioni, come I Figli degli Uomini, del 2006. Ma quello che racconta Cuarón è anche una carriera che ha richiesto il compromesso.
Il famoso ‘Film per pagare l’affitto’, che nel suo caso è stato Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, da alcuni acclamato come il più bello della saga, da alcuni definito come il meno riuscito.
Nella sua carriera c’è quindi posto per il margine che divide il cinema come lavoro dal cinema per dovere.
Tutto trova comunque una collocazione nel 2013, quando Alfonso Cuarón presenta la sua ultima fatica al pubblico internazionale, Gravity.
Cinque anni di lavorazione, una post produzione che ha fatto sudare freddo il regista e gli investitori, per un risultato che non solo lo ha portato a vincere il premio Oscar per Miglior Regia, ma ha creato anche quello che rappresenta uno dei capolavori cinematografici degli ultimi anni.
Da Children of Men a Gravity, da l’esperienza televisiva ai sette premi Oscar vinti per il suo viaggio nello spazio, è stato davvero un piacere ascoltare l’esperienza diretta di questo regista così creativo e appassionato