Incentrato sulla comunità Koryo-saram a Rostov-on-Don, in Russia, il film mostra un rituale sciamanico ancestrale di commemorazione chiamato “Jesa”, che racchiude la memoria collettiva della diaspora coreana e il desiderio della comunità di unificare la Corea del Nord e del Sud, facendo vedere il vero aspetto dei fantasmi dei migranti, la cui trasformazione in spiriti non ha avuto successo. “Saram” significa “umano” in coreano. Il titolo fa riferimento ai tanti prodotti popolari esportati dalla Corea, come il K-Drama, il K-Pop e il K-Beauty, così come al nome utilizzato dalla diaspora sovietico-coreana al posto del termine sud-coreano “Koryo-In”.
Circa 500.000 coreani risiedono nell’ex Unione Sovietica. La maggior parte dei loro antenati furono costretti a scappare durante l’occupazione/annessione giapponese (1910-1945). Il nome che si sono dati è Koryo-saram. La loro lingua, il Koryo-mar, discende dal dialetto Hamgyöng (provincia della Corea del Nord) e da molte altre varianti del coreano nord-orientale. Il documentario configura una narrativa a più voci caratterizzata da riti sciamanici, glitch digitali, voiceover, testi e panorami sonori. Al contempo inter-soggettivo e profondamente personale, il film racconta la migrazione, la diaspora e la morte con umorismo e leggerezza.