Tutti in piedi per George Romero al Lucca Film Festival-Europacinema.
Il regista americano si presenta davanti a una sala gremita di persone, per la sua masterclass. Come la sera precedente, quando ha ritirato il premio alla carriera, tutti si sono entusiasmati nel vedere il settantaseienne, vero padre degli zombie.
Il portamento di un uomo che ha una vita e una carriera importante sulle spalle, dalla voce bassa e un sorriso che regala facilmente, che non fanno perdere decisione e incisività a quello che George Romero ha da offrire al pubblico.
Il primo passo per coloro che vogliono intraprendere la carriera del regista è quello di uscire nel mondo e iniziare a girare. “Prima di tutto, oggi, devi fare girare qualcosa, non puoi andare nel mondo e dire ‘questo è quello che voglio fare’, più importante degli studi, devi uscire e fare piccoli film. A volte vedo la scintilla di un talento in erba, ma quello che devi imparare in primis è filmare, imparare a vedere attraverso l’obiettivo”.
George Romero: Non solo regia, ma anche montaggio
Romero è un autore che si occupa di molti aspetti dei suoi film, così racconta come abbia fatto ad imparare l’arte del taglia e cuci cinematografico, “Le notizie andavano su pellicola, conoscevo i ragazzi che montavano i video di news a Pittsburgh. Mi sedevo con loro e li guardavo editare, alla fine ho imparato a usare la pellicola”.
Parlare di alcuni suoi lavori, sembra inevitabile. A iniziare da Night of the Living Dead.
“Avevamo bisogno di fare qualcosa che fosse commerciale, ma al tempo facemmo qualcosa di incredibilmente violento, cercammo qualcosa che fosse un compromesso con quello che volevamo fare. Penso che il sangue sia sempre più efficace in bianco e nero. Riuscimmo a fare la nostra dichiarazione, rimanendo sulla linea tra il commerciale e quello che volevamo fare. Ma la cosa principale era la nostra‘ ha aggiunto, ‘Avevamo messo tutto nel bagagliaio della mia macchina e partimmo per LA”.
Il regista spiega anche che divide i suoi film in due grandi categorie, una ovviamente dedicata agli zombie e una che comprende tutti gli altri. Per esempio c’è il suo preferito, Martin, anche se quello che considera più personale è Knightriders del 1981.
“È più personale, parla di me, non volevo lavorare a Hollywood. Ero testardo, volevo continuare a fare quello che stavo facendo, fare film in Pittsburgh, mi ritrovavo in situazioni economiche difficili, ma ero attaccato a questa idea di non voler lavorare nella grande industria de cinema. Il film parla di questo”.
Riguardo agli zombie, invece, non voleva saperne dopo La Notte dei Morti Viventi, finché non entrò in quello che era il primo centro commerciale della Pennsylvania: “Non so se sia stato un istinto, ma quando entrai nel centro commerciale divenne ovvio per me quello che stava succedendo, quindi il film. Un tempio al consumismo. Non avrei fatto un altro film se non avessi avuto qualcosa da dire”.
Per concludere, George Romero parla dei suoi primi passi nel mondo del cinema.
Un giovane deciso a raccontare il mondo che lo circonda, fatto di persone che non capiscono cosa stia accadendo, e rimangono bloccate nelle solite abitudini quotidiane, anche se il mondo sta cadendo a pezzi, giusto fuori dalla porta di casa. “La cosa più difficile è sempre stata trovare i finanziamenti, ma ero come un cane con l’osso, andavo dritto al mio obiettivo. Ero letteralmente spinto a farlo”.