La mattina del 4 aprile, William Friedkin si racconta al Lucca Film Festival – Europacinema.
Il regista premio Oscar si presenta la mattina di fronte al cinema pieno di giovani, amanti del cinema e studenti. Il suo è un racconto a 360 gradi della sua carriera, della sua vita, senza tralasciare qualche consiglio ai giovani filmmaker.
La sera precedente, durante la premiazione, il pubblico ha potuto assistere a Sorcerer – Il Salario della Paura. Riguardo ai problemi che la produzione ha riscontrato durante le riprese, il regista è stato molto chiaro, ‘Non mi importa cosa sia successo sul set, i problemi di produzione, quello che davvero mi interessa è il prodotto finale, quello che va sullo schermo‘.
D’altro canto non è solo un’idea di cinema che si presta all’arte, ma una visione d’insieme di quello che rappresenta, ‘Il regista è il capitano della nave, se il capitano non ha un equipaggio, non salpa. A differenza di tutte le altre arti, il cinema è un lavoro collaborativo, in cui il regista prende lodi e colpe, ma anche il più piccolo dei film, ha migliaia di persone che lavorano, e non sono meno importante di quello del regista‘.
Quando si parla di cinema, Friedkin non può che nominare i grandi nomi italiani, specialmente Fellini, Antonioni e Rossellini. Si concentra specialmente su Fellini, ricordando la scena iniziale di 8 e 1/2, quando in un ingorgo cittadino il protagonista ha una esperienza onirica, dovuta a una forte crisi personale.
‘Il mio cinema riprende la realtà, è relativamente facile, mentre Fellini riusciva a cogliere l’immaginazione’ quello che secondo il regista è il proposito dello spettatore, evadere dalla realtà. ‘Un giorno spero di fare un film che sia almeno la metà di uno di Fellini‘.
Se parliamo del cinema americano, William Friedkin nomina il regista che lo ha appassionato di più, Buster Keaton. Conosciamo bene la sua passione per gli inseguimenti e l’autore spiega che se avesse visto i suoi film prima di iniziare la sua carriera, non avrebbe girato quel genere di scene, ‘Fanno sembrare la mie una cosa da dilettanti’.
Il pubblico gli chiede quale genere preferisca, ma la sua risposta non è stata quella che ci aspetteremmo, ‘Amo tutti i generi. Mi sarebbe piaciuto dirigere uno dei musical americani, come Singing in the Rain: ho sempre amato quei film‘.
Un aneddoto interessante è il suo incontro con Fritz Lang. Il regista chiese di incontrarlo, e quando entrarono in confidenza gli propose di filmare i loro incontri. Un’ora per cinque giorni, i due hanno parlato di tutto quello che accade nella vita, come al cinema.
Friedkin racconta che non editò mai i filmati e li lasciò nel proprio garage, fino alla sua partecipazione al Torino Film Festival, dove gli chiesero di montare il filmato e proiettarlo per la prima volta difronte a un pubblico.
Una domanda del pubblico svela anche che rispose No alla proposta di dirigere della seconda stagione di True Detective, la famosa serie americana che nel secondo anno portò sul piccolo schermo Colin Farrell e Rachel McAdams.